3rand Up Solutions è citata come eccellenza italiana all’interno dello studio della Rome Business School sulla contraffazione

L’Italia è tra i primi produttori e consumatori di prodotti contraffatti

Secondo le stime di Illicit Trade, l’Italia risulta il quinto Paese al mondo per il valore totale del mercato nero ed è anche uno degli stati europei maggiormente colpiti dal fenomeno della contraffazione, sia come Paese produttore sia come consumatore. Il settore più esposto è quello dell’abbigliamento, con un valore della produzione di 2,2 miliardi di euro, pari al 32,5% del totale. Seguono gli audiovisivi, con quasi 2 miliardi di euro (28,5% del totale), il materiale elettrico e i prodotti informatici con un 1 miliardo di euro, i prodotti alimentari anch’essi con un miliardo di euro. Le categorie merceologiche più gettonate dai contraffattori sono gli accessori di abbigliamento. In particolare, sono le borse e gli articoli in pelle le merci al primo posto fra i beni contraffatti importati: il 16% delle merci importate in Italia in questa categoria sono prodotti falsi. Seguono apparecchiature elettriche-informatiche e le calzature.

Solo nell’ultimo anno, anche se in piena pandemia, in Italia, i prodotti contraffatti hanno garantito alla criminalità organizzata guadagni per almeno 2,5 miliardi di euro, di cui almeno 225 milioni a carico delle aziende italiane. La Camorra è l’organizzazione più dinamica e attiva, avendo già diversificato da anni le aree di azione criminale (la contraffazione di merci insieme al riciclaggio, al traffico di armi e stupefacenti). E’ attiva anche all’estero, mediante il controllo di attività commerciali – che mimetizza in attività imprenditoriali – dando vita ad una complessa rete economico-finanziaria in Italia e in altri Paesi, soprattutto in Europa occidentale, Stati Uniti, Brasile, Canada e Australia. Non sono estranei alla contraffazione dei marchi anche clan appartenenti alla ‘Ndrangheta calabrese e alla malavita salentina.

A livello mondiale, i prodotti contraffatti generano più di $250 miliardi l’anno di profitti per la criminalità organizzata. Tra i Paesi le cui aziende subiscono maggiormente gli effetti di questo reato spiccano Stati Uniti, Francia, Svizzera, Germania, Giappone e Corea. Inoltre dobbiamo considerare il danno economico prodotto dal mercato del falso, con la disoccupazione che ne consegue: secondo la Camera di Commercio Internazionale, infatti, si calcola che dal 2022 i posti di lavoro legittimi messi a rischio saranno circa 5,4 milioni, con un danno d’immagine dei marchi nei confronti del proprio target di riferimento.

Per quanto riguarda i sequestri invece, secondo il Rapporto IPERICO 2021, tra il 2008 e il 2019 l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e la Guardia di Finanza hanno effettuato in Italia 184,9 mila sequestri per contraffazione, con circa 569 milioni di pezzi sequestrati (esclusi alimentari, bevande alcoliche, medicinali e tabacchi) del valore stimato di oltre 5,8 miliardi di euro, un grave danno per i veri produttori, aziende, marchi e titolari di brevetti.

Quali strumenti per affrontare e fermare la contraffazione?

Negli ultimi anni sono stati sviluppati molteplici strumenti e metodi per riconoscere e tracciare i prodotti riconducibili a tre macrocategorie: le tecnologie identificative del prodotto (track-and-trace); i dispositivi non visibili ad occhio nudo e percepibili solo da addetti (covert technologies); le soluzioni più evidenti percepibili anche dai clienti (overt technologies). Esiste però un duplice trade-off: uno tra il livello di sofisticazione dello strumento anticontraffazione ed il costo per la sua implementazione ed uno tra l’efficacia della soluzione e la percezione di questa da parte dei clienti (entrambi inversamente proporzionali). Per questo motivo gli autori della ricerca sostengono che attualmente non esistono strumenti che non siano facilmente copiabili e che la soluzione migliore al fine di proteggere i prodotti è una combinazione di soluzioni track-and-trace, overt e covert. In tale contesto 3rand Up Solutions propone strumenti innovativi, legati alla tecnologia blockchain, che permettono all’azienda di dare al consumatore finale la possibilità non soltanto di conoscere la storia dei prodotti che andrà ad acquistare, ma anche di seguirne la tracciabilità. Una blockchain e supply chain 4.0 che unisce blockchain, treceability, transparecy, ovvero strumenti utili quanto necessari per coloro che acquistano prodotti di valore, come ad esempio opere d’arte, per le quali l’87% degli acquirenti chiede più trasparenza nel processo.

Per gli autori della ricerca, “l’Italia deve tenere sottocchio questo settore che si presenta florido e in crescita, dimostrando anche di avere la capacità adattiva di esplorare nuovi media come la scultura, nonché il web. Se dunque in prima battuta il contesto italiano si presenta come ricco forziere di opere imitabili e aperte alla contraffazione – con danni per oltre 30 miliardi di euro – e accusa i corrosivi interventi di contraffazione provenienti dai competitors esterni; dall’altro, quasi con un atteggiamento autoimmune, ne attiva di propri, mettendo in ginocchio i suoi produttori, che perdono in fiducia, distribuzione, equità e merito”.

Per maggiori informazioni sullo Studio della Rome Business School:

https://romebusinessschool.com/it/rome-business-school-research-center/

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